Come nasce questo suo interesse

   

Lettera di Don Costantini 

Poco si parla nelle sue biografie di questo suo interesse. Il  parroco di  Tombolo, Don  Costantini, così certificava del suo cappellano, in una lettera ai Superiori di Treviso: "...per spirito sacerdotale zelantissimo;  per amore del bene spirituale delle anime indefesso; degli studi sacri in ispecialità e dei profani...amatore sollecito..". Non viene specificato a quali studi profani Giuseppe Sarto si dedicasse, ma potrebbero essere proprio lo studio e la progettazione degli orologi solari.

In passato sulla meridiana era riportato un motto, ovvero una frase che a volte è di augurio, altre è di riflessione sul tempo che passa e non torna, altre ancora è di monito, di insegnamento ad usare bene il proprio tempo perché di esso dovremo rendere conto. Nel periodo in cui fu vescovo di Mantova si dice di lui..."Seminava nel cuore dei suoi seminaristi...parlava delle meridiane che egli aveva disegnato in tanti paesetti della pianura veneta, per ricordare che il tempo passa e che Dio ne chiede conto a tutti..." (6)

Giuseppe Sarto  dunque amava richiamare i motti latini delle vecchie meridiane ai chierici dei suoi seminari, a cui tante energie dedicò, per incitarli a santificare il loro tempo e ad essere attivi ed operosi. E in tal senso lui è stato un vero campione. A Tombolo, era chiamato il "moto perpetuo", il "cappellano dei cappellani", era di un’operosità incessante, dormiva poche ore per notte.

Ma dove apprese la tecnica per realizzare una meridiana?

  

   

Pagella  scolastica dal catalogo scolastico del 1851/52

C’è da dire innanzi tutto che era uno studente modello: questo è il giudizio  globale che di  lui danno i suoi insegnanti del Seminario di Padova alla fine del primo anno: "Disciplina nemini secundus; ingenii maximi; memoriae summae; spei maximae". Lusinghieri sono i giudizi in tutte le discipline, ma in particolare in Matematica e in Scienze Naturali e Fisica, dove leggiamo rispettivamente: "Distinto per lodevolissima attitudine naturale a questa scienza e  per moltissima destrezza nella soluzione de’ problemi sì algebrici che geometrici" e "distinto per chiarezza d’idee, e per molte e precise cognizioni anche delle prove matematiche" (7) . "Eminenza" è il giudizio che più spesso si trova nelle sue pagelle scolastiche. Da una sua lettera, risulta tra l’altro che avesse un rapporto privilegiato con il suo insegnante   di matematica.

Questa sua particolare attitudine per le materie scientifiche gli permise certamente di accostarsi con facilità a quelle conoscenze di natura matematica, che applicate all’astronomia sono alla base del progetto di una meridiana, ma non è sufficiente a giustificare il suo interesse, che può essere stato presumibilmente stimolato da una certa tradizione culturale, presente all’interno del Seminario, che prestava particolare interesse all’astronomia e alla gnomonica. Nei programmi di studio, stilati dal fondatore del Seminario, il beato Barbarigo, si prevedeva infatti che, all’interno del programma di matematica, fosse spiegata... "l’astronomia, la dottrina dei tempi, il calendario"...

Questi programmi subirono nel tempo dei cambiamenti, soprattutto nel secolo scorso sotto la dominazione austriaca, ma la tradizione restò, tant’è che verso il 1880, un insegnante del Seminario, Pietro Corsi, realizzò sulla facciata dell’edificio una serie di strumenti solari. Oggi la facciata su cui questi strumenti sono tracciati è completamente posta in ombra da un' ala nuova del seminario.

        

 

 meridiane al seminario di Padova

        

C’è da aggiungere anche, che questa tradizionale attenzione per l’astronomia e gli strumenti solari, non è un fatto isolato al Seminario di  Padova, ma è sempre stata presente nel mondo del culto, della religione, che pone tradizionalmente in cielo la sede della divinità, del Creatore. Così nei secoli scorsi, erano spesso monaci, sacerdoti, avendone la cultura necessaria, coloro che costruivano strumenti solari. 

Lo strumento solare, nel passato, aveva certo un uso pratico per la misura del tempo, sia che fosse costruito per indicare le ore della preghiera, sia che fosse utilizzato per regolare l'orologio meccanico della torre o del campanile, ma di più esso rappresentava, come oggi, un contatto con il cielo,  ne catturava la ciclicità e le geometrie,  avvicinando all'uomo, con una piccola asta, qualcosa di altrimenti inaccessibile e lontano. 

E dunque anche questo interesse "profano" di Giuseppe Sarto, è in qualche modo attinente al sacro, legato al suo mondo religioso. E in questo contesto anche Lui deve averlo percepito, non certo come un interesse coltivato per un puro piacere personale. Infatti si è dato alla sua vocazione in modo veramente "totale", con una coerenza e una determinazione, che sono stati alla radice della sua santità.


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